I campi magnetici utilizzati in medicina da circa 30 anni sono contraddistinti dalla sigla CEMP (Campi Elettro Magnetici Pulsanti) sono a bassa frequenza (50÷100 Hz) e l’emettitore è costituito da un avvolgimento di rame realizzato o su una struttura rigida (Cilindro) o a matassa (Piastra).
Nel primo caso si sfrutta il campo che si crea all’interno dell’avvolgimento, nel secondo quello esterno. La prima soluzione è più costosa ed ingombrante ma garantisce un campo più lineare e non condizionato dalla distanza della zona da trattare rispetto all’emettitore (distorsione ancora più accentuata quando si usano due piastre). L’interazione dei C.M. con la struttura biologica è notevole e i benefici in diverse patologie sono unici (vedi Ritardi di consolidamento).
Si usano diversi segnali in quanto è dimostrato che mentre un C.M. pulsante polarizzato a 100 Hz (C100) è vascolarizzante, uno alternato a 50 Hz (A) stimola la riproduzione cellulare, la produzione di collagene, il fissaggio di calcio ed a bassi livelli di intensità ha una decisa azione antinfiammatoria. Nella Magnetoterapia è essenziale una precisa diagnosi, una corretta gestione dei parametri ed il rispetto dei tempi di applicazione che non sono mai brevi sia se intesi come durata della singola seduta che come numero di trattamenti. Infondata invece è la convinzione di alcuni che una maggiore intensità di C.M. dia maggiori risultati o consenta di abbreviare i tempi di applicazione o di guarigione.
Invece, un notevole incremento degli esiti positivi è dato anche da una oculata combinazione dei diversi segnali nell’evolversi della patologia e dall’associazione con altre terapie fisiche o farmacologiche.