Deformazioni craniche nel neonato, un aiuto dall’osteopatia

Deformazioni craniche nel neonato, un aiuto dall’osteopatia

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Il benessere di un neonato può passare anche attraverso le mani di un osteopata. Letteralmente “attraverso le sue mani”, dal momento che questa figura è specializzata nell’utilizzo di tecniche manipolative a beneficio dell’apparatoosteoarticolare del bebé. Tra i distretti su cui l’osteopata può intervenire c’è la testa del piccolo in caso di deformazioni craniche che possono pregiudicare lo sviluppo armonioso di tutto il suo corpo. Ne parliamo con la dottoressa Eleonora Resnati, fisioterapista e osteopata di Humanitas San Pio X.

Il travaglio e il parto possono lasciare segni evidenti sul cranio del neonato per via delle spinte cui è sottoposto: «Le alterazioni morfologiche del cranio possono essere il risultato del posizionamento del bimbo nell’utero o sorgere durante il passaggio e l’uscita dal canale del parto. Generalmente queste alterazioni si risolvono spontaneamente; in caso contrario tendono invece a strutturarsi, favorendo il sorgere della plagiocefalia posizionale», spiega l’esperta.

(Per approfondire leggi qui: Contatto pelle-pelle dopo il parto, quali vantaggi per mamma e neonato?)

«In caso di deformazioni craniche senza sinostosi, ovvero senza fusione tra due ossa– uno scenario che rende necessario l’intervento del neurochirurgo – l’osteopata ricorre a tecniche manipolative non tanto per risolvere il problema della forma in sé quanto per evitare le sue possibili conseguenze. Non correggere le deformazioni craniche può comportare alterazioni della postura e della funzione: il bimbo potrebbe tenere il capo ruotato o inclinato sempre dallo stesso lato e sviluppare asimmetrie del tronco. Grazie all’osteopatia, invece, il piccolo riuscirà a muovere completamente la testa, sarà in grado di assumere diverse posizioni e attaccarsi al seno della mamma per l’allattamento».

Dall’osteopata nella prima settimana dopo il parto

Già a quattro-cinque giorni di vita il neonato potrà fare la conoscenza dell’osteopata: «Più il trattamento è vicino alla nascita meglio è. Dopo i 6 mesi si cerca di intervenire solo sulla funzione perché sulla forma è ormai troppo tardi».

Ecco dunque che l’osteopata può usare le mani: «Si utilizzano tecniche manipolative molto gentili, nel rispetto del bimbo che generalmente non ama essere costretto in una posizione. Si interviene con il piccolo sul lettino o in braccio alla mamma o mentre viene allattato al seno. Le tecniche osteopaticheconsistono in trazioni e compressioni percepite come carezze ed eseguite senza imprimere forza. Si tiene naturalmente conto della struttura cranica del piccolo paziente e delle suture craniche in termini di apertura delle fontanelle. Ricordiamo che le sue ossa sono malleabili e solo una piccola parte è già ossificata; il resto è ancora tessuto connettivale, cartilagineo, avviato verso un processo di ossificazione», sottolinea la dottoressa Resnati.

I possibili rischi associati alla deformazione cranica

La mancata correzione delle deformazioni craniche può mostrare i suoi segni a partire dai primi anni di vita. Cosa rischia il bimbo? «Aumentano le probabilità di sviluppare scoliosi cervico-dorsale o alterazione del piano occlusale associata alle variazioni delle ossa del viso. Le prime conseguenze possono essere visibili già intorno ai 2 anni, quando viene acquisita la stazione eretta definitiva».

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Parlando sempre di età neonatale, l’osteopata può intervenire anche in caso di reflusso gastroesofageo, di alterazioni morfologiche come il piede torto o essere da integrazione agli eventuali trattamenti di riabilitazione definiti dal fisioterapista». Ma anche dopo i 2 anni l’osteopata potrebbe rivelarsi ancora molto prezioso «ad esempio per il trattamento delle otiti medie ricorrenti. Fino ai 6 anni la tuba uditiva ha un orientamento che non favorisce il drenaggio e quindi, dopo una prima infezione, il materiale purulento può nuovamente accumularsi in sede», conclude la dottoressa Resnati.



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