Reflusso gastroesofageo nei neonati, come si cura con l’osteopatia

Reflusso gastroesofageo nei neonati, come si cura con l’osteopatia

1. Le cause: immaturità del cardias o compressione del cranio

A causare il reflusso può essere un’immaturità del cardias (lo sfintere posto tra stomaco ed esofago che dovrebbe chiudersi proprio per impedire la risaluta di cibo) ma anche unacompressione del cranio al momento del parto. “Il parto, anche se si è svolto nel migliore dei modi, rappresenta pur sempre un trauma per il bambino, per il sol fatto che deve passare attraverso un canale più stretto rispetto alla sua testa – dice Silvia Ballabio, osteopata presso il reparto di pediatria e neonatologia dell’ospedale di Desio (MB) e docente ICOM (International College of Osteopathic Medicine).

“Durante questo passaggio, si verifica una compressione delle ossa craniche, che nella maggior parte dei casi si riallineano da sé in breve tempo. Altre volte invece, specie se il bambino ha un cranio grande o se il parto è stato lungo o difficoltoso, si possono creare delle compressioni su alcune strutture nervose, tra cui il nervo vago, che innerva lo stomaco”.

2. L’osteopata interviene sulle strutture nervose

L’osteopata può intervenire agendo su diverse strutture: la base del cranio (in particolare l’occipite) allentando la compressione sul nervo vago; la colonna dorsale alta in mezzo alle scapole, che è la zona che va ad innervare lo stomaco; in più può andare ad agire direttamente sull’addome, con manipolazioni che rilasciano la parete gastrica, la parte bassa dell’esofago e il diaframma (il muscolo che separa la cavità toracica da quella addominale).

“Si tratta sempre di manipolazioni molto delicate, che non disturbano il bambino e che, in poche sedute, consentono di migliorare notevolmente il problema fino a risolverlo” dice l’osteopata Silvia Ballabio. Specie se si abbinano alcuni accorgimenti posturali, come quello di allattare il bambino tenendolo in una posizione più verticale o di non metterlo sdraiato appena finita la poppata.

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3. Quali altri disturbi possono essere alleviati con l’osteopatia

Possono beneficiare delle manipolazioni osteopatiche anche altri disturbi tipici dei bambini piccoli, come disturbi del sonno, coliche, irritabilità, asimmetrie craniche (le cosiddette plagiocefalie), torcicolli, piedini torti; nei più grandicelli, si può agire su stitichezza, otiti ricorrenti, scoliosi.

4. Efficace anche sui piccolissimi

A partire da che età si può fare un trattamento di osteopatia? “Il trattamento è tanto più efficace quanto prima viene effettuato, perché la disfunzione osteopatica è meno strutturata e meno radicata” risponde l’osteopata: “è il motivo per cui i bambini rispondono sempre in minor tempo ai trattamenti rispetto agli adulti, nei quali un disturbo ha avuto il tempo di consolidarsi. I neonati hanno grandissime capacità di autoguarigione e per questo in ospedale vengono trattati anche i piccoli nati pretermine, che hanno spesso coliche, rigurgiti, plagiocefalie.”

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5. In sinergia, non in sostituzione delle terapie mediche

L’osteopatia può affiancarsi efficacemente ad eventuali terapie mediche e agire in sinergia con esse: se il bambino ad esempio ha un reflusso gastroesofageo importante e il pediatra ha ritenuto opportuno somministrare medicinali, l’osteopatia non sostituisce il farmaco ma può aiutare a ridurre la durata della terapia farmacologica; se c’è un’otite batterica, l’antibiotico è inevitabile, ma il trattamento osteopatico può far diminuire gli episodi di otiti nel corso dell’anno. Così come vi sono problematiche per cui l’osteopatia costituisce la terapia elettiva, come nel caso delle asimmetrie craniche.

 

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