La radiofrequenza uno dei rimedi per sconfiggere il dolore cronico

La radiofrequenza uno dei rimedi per sconfiggere il dolore cronico

La medicina del dolore sta muovendo passi avanti notevoli negli ultimi anni, guadagnando un sempre maggiore interesse nel nostro Paese, complice probabilmente il numero elevato di persone colpite da dolore cronico. Da dati EFIC si evince che l’Italia è al terzo posto in Europa come prevalenza di dolore cronico (26%) dopo la Polonia (27%) e prima del Belgio (23%) e su una media Europea del 19%. Le donne appaiono maggiormente colpite (40%) rispetto agli uomini (30%). Spesso è causato da un trauma, una infezione o un intervento chirurgico che, una volta guariti, lasciano, però, un dolore costante e persistente. E i generatori di questo dolore non sono solo presenti a livello fisico, ma compaiono anche a livello psichico. E’, infatti, impensabile che un dolore fisico provato per anni non sia in grado di creare alterazioni anche a livello mentale ed emozionale.
Oggi oltre al “dolore sintomo”, per esempio di un braccio fratturato, si è giunti a definire anche il “dolore malattia“, per esempio un quadro di dolore regionale complesso e persistente (CRPS), una nevralgia “sine materia”. E tra le metodiche più innovative per trattare il dolore cronico vi è l’utilizzo delle radiofrequenze (RF). Ne parliamo con il professor Diego Beltrutti, Senior Consultant in Medicina del Dolore dell’Unità operativa di Anestesia e Day Hospital Chirurgico in Humanitas, che ha curato per l’Editore Antonio Delfino di Roma l’edizione italiana dei due testi base sull’argomento scritto dall’ “inventore” dell’uso delle RF nel dolore.

Professor Beltrutti, in che cosa consiste il trattamento a radiofrequenza nel controllo del dolore?

“La radiofrequenza è una tecnica di interruzione temporanea o definitiva dello stimolo doloroso. Nel primo caso parleremo di RF pulsata (o PRF) e nel secondo di RF convenzionale (o RF). L’uso delle correnti di RF per la terapia del dolore spinale si deve al dottor Menno Sluijter, che nel 1980 introdusse nella pratica clinica cannule che consentivano un trattamento mirato in prossimità delle formazioni nervose. Nel 1996 lo stesso Sluijter rendeva disponibile la PRF. In questa modalità le correnti vengono liberate non in modo continuo ma in due ‘pacchetti’ al secondo. Ogni pacchetto attivo dura 20 msec cui segue un periodo di silenzio elettrico della durata di 480 msec. Mentre, quindi, nelle RF convenzionali l’effetto è termico, e cioè legato alla temperatura impostata, nelle PRF l’effetto è di tipo elettrico, cioè legato all’azione di un campo elettrico locale per un applicazione di una corrente di 45 volts”.

Ma dove agiscono esattamente le RF?

“Le RF agiscono in prossimità di nervi, gangli, e/o delle vie del dolore alterando, per l’appunto, la funzionalità di particolari nervi o fibre nervose. Si tratta di un metodo testato e validato per alleviare il dolore, soprattutto quando la terapia farmacologica od altre terapie hanno fallito. Uno dei vantaggi delle RF è che permette di essere precisi (nella scelta della temperatura, nella quantità di correnti erogate), efficaci e sicuri. La sicurezza deriva dal fatto che prima di effettuare la procedura si può eseguire un test con correnti di frequenza diversa e capire, così, dalla voce del paziente, l’azione di una particolare corrente sul suo dolore”.

Come si svolge una procedura di RF a scopo antalgico?

“Il paziente viene ricoverato in ospedale con modalità di Day Surgery. Dopo la somministrazione di anestesia locale, il medico usa i raggi X per guidare gli aghi, di tipo particolare, nell’area dove il paziente avverte dolore. Dopo averli posizionati correttamente passa alla fase della stimolazione per assicurarsi che siano stati correttamente inseriti. Quando é stato individuato il punto esatto, il trattamento di lesione a radiofrequenza potrà iniziare. Durante il processo, un generatore trasmette corrente a RF alla punta dell’ago non isolata, per ricondizionare o interrompere il funzionamento del nervo che manda segnali di dolore al cervello. Questo tipo di procedura chirurgica non è doloroso e non produce cicatrici cutanee“.

Ci sono rischi connessi alla PRF?

La PRF è ritenuta una procedura efficace e sicura. Quando eseguita da uno specialista esperto e riconosciuto tale anche da altri, garantisce una estrema sicurezza. Certamente una accurata selezione dei pazienti è obbligatoria. Si ritiene che questa procedura rientri nelle tecniche di neuromodulazione. La PRF è sicura in quanto gli impulsi di corrente elettrica vengono generati senza avere un incremento termico”.

Quali sono le indicazioni principali della PRF?

“Chiunque soffra di dolore cronico è un candidato potenziale. La strategia terapeutica antalgica viene sempre discussa e scelta dal paziente, insieme allo specialista antalgico di riferimento, e personalizzata in base all’intensità e durata del dolore. Oggi, quindici anni dopo la sua prima applicazione, possiamo dire che ci sono situazioni cliniche in cui la PRF sembra dare i migliori risultati. Si tratta del dolore radicolare cervicale, la nevralgia del trigemino, la nevralgia di Arnold, il dolore cronico alla spalla, il dolore lombalgico cronico, certi dolori pelvi perineali“.

E’ vero che la PRF ha una durata limitata?

“Il sollievo dal dolore della PRF può durare dai tre fino, addirittura, ai 12 mesi, un periodo lunghissimo per chi soffre quotidianamente di dolore cronico. Se, poi, pensiamo che la procedura si esegue su paziente sveglio, in anestesia locale, e che consiste nell’introduzione di uno o più aghi sottili in aree specifiche e che la terapia non crea danni cerebrali, credo che si possa dire che l’avvento delle RF abbia determinato una svolta nelle tecniche per il controllo del dolore“.

A cura di Lucrezia Zaccaria

 



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