21 Feb La qualità dell’aria in ufficio
Quali ripercussioni sulla salute?
Nei precedenti articoli ci siamo occupati del tema dello stress all’interno dei centri commerciali, ponendo particolare attenzione a due fattori di rischio: il rumore e l’illuminazione.
In questo articolo, invece, ci spostiamo all’interno dell’ufficio per parlare di qualità dell’aria e del modo in cui essa possa influire sulla salute dei dipendenti.
La situazione qualitativa dell’aria degli ambienti interni sta diventando un problema sempre più importante nei paesi economicamente sviluppati: infatti, nella nostra società si trascorre fino al 90% del proprio tempo in luoghi chiusi ed il 30-40% di questo si passa nei luoghi di lavoro.
Le conseguenze di una cattiva qualità dell’aria interna possono limitarsi a suscitare una sensazione sgradevole negli occupanti, ma possono anche risultare dannose per la salute umana, con effetti irritanti ed addirittura cancerogeni (CEN, 1996) (http://www.repubblica.it/scienze/2015/11/01/news/ufficio_qualita_aria_rendimento-126386012/).
La “Sindrome da Edificio Malato”
Nel 1968 nel Michigan scoppiò un’epidemia con sintomi quali febbre, mal di testa e dolori muscolari. Questa colpì quasi tutti gli impiegati di alcuni uffici pubblici situati in un particolare edificio. Dopo numerose ricerche si arrivò alla conclusione che l’epidemia fu scatenata da un batterio nato nei filtri del sistema di ventilazione, mal funzionanti (Robertson, 1987).
Nel 1970, alcuni medici statunitensi notarono l’insorgere di numerose allergie tra i lavoratori di uffici con aria condizionata: a tali sintomi, e a quelli suscitati dall’epidemia del 1968, si attribuì il nome di “Sindrome da Edificio Malato”. (http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4404&area=indor&menu=salute).
Infatti, impianti di ventilazione con condotti danneggiati, anziché permettere il ricircolo dell’aria, riciclano aria viziata diffondendo batteri, gas nocivi, funghi ed altre sostanze inquinanti.
La scarsa efficienza dei filtri può causare sia una portata d’aria scarsamente depurata, che un livello eccessivo di monossido di carbonio (CO), fattori che incidono sulla salute, causando: spossatezza fisica, mal di testa, sonnolenza, difficoltà di concentrazione, astenia, nausea, irritazione ad occhi, naso e gola, problemi respiratori, eruzioni cutanee.
L’ASHRAE, nella normativa statunitense ASHRAE 62-1989, definì l’aria “accettabile” quando «non siano riscontrabili sostanze inquinanti (anidride carbonica, contaminanti interni, polvere, odori, ecc.) in concentrazioni pericolose ed in cui la grande maggioranza, l’80% o più delle persone presenti, si trovi nelle condizioni di soddisfazione» (http://www.yorkland.net/resources/5-top/resources/53-ashrae-62-1989).
La qualità dell’aria degli ambienti interni può, perciò, essere misurata considerando l’aria dei locali o il livello di soddisfazione degli occupanti.
Contaminanti microbiologici
Le principali fonti di inquinamento microbiologico negli uffici sono rappresentate dagli occupanti, dalla polvere, dalle strutture ed i servizi degli edifici, dai condizionatori d’aria.
Negli ambienti lavorativi, l’attenzione al rischio microbiologico cominciò con la normativa europea nel 1990. In Italia, nel 1994, il D.Lgs. 626/94, recepì tale norma europea, richiedendo la valutazione del rischio biologico da esposizione generica a microinquinanti.
In ufficio, i lavoratori possono essere esposti a microrganismi loro prodotti e ad altri agenti biologici che possono causare l’insorgere di allergie e/o riniti allergiche, asma bronchiale, dermatiti atopiche (http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4389&area=indor&menu=vuoto).
Negli ultimi anni si è prestata attenzione, tra i contaminanti ambientali microbiologici, agli allergeni. L’aumento dei casi di asma registrati ha portato a considerare la sensibilizzazione agli allergeni presenti negli ambienti interni (AA.VV., 2002).
Gli allergeni di origine biologica normalmente presenti nei locali lavorativi sono gli acari della polvere, le proteine costituenti il pelo degli animali domestici, pollini, funghi, muffe, batteri e spore. Un’elevata umidità dell’aria e delle murature favoriscono la crescita di questi microrganismi. I biocontaminanti prodotti da animali domestici sono facilmente trasportabili dalle persone, perciò si diffondono anche in ambienti in cui solitamente non vi sono animali.
Conclusioni
Osservando quanto emerso da alcune ricerche che riportano una valutazione quantitativa dell’impatto sulla salute della popolazione italiana e dei costi diretti per l’assistenza sanitaria attribuibili ogni anno agli inquinanti degli ambienti confinati, emerge quanto questo sia un problema considerevole, non solo dal punto di vista etico e legale, ma anche economico (AA.VV., 2002) (http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4386&area=indor&menu=salute).
Molte persone passano la maggior parte della giornata in ufficio. Per questa ragione, la necessità di garantire la salubrità degli impianti attraverso controlli e manutenzioni è fondamentale per tutelare la salute dei lavoratori, ricordando che la qualità dell’aria che respiriamo è al primo posto nella scala delle priorità legate alla salute.